mercoledì 19 dicembre 2012

Bando per l'apertura di un diving center della Regione Sardegna

Questo articolo è stato modificato dopo la prima pubblicazione.

E' stato nominato il vincitore del bando per l'affidamento di alcuni immobili della Regione Sardegna sull'Isola dell'Asinara volti all'insediamento di un diving center.

L'Isola dell'Asinara è stata nei secoli oggetto di interesse per diversi popoli, motivo di battaglie, lazzaretto, carcere di massima sicurezza ed, infine, Parco Nazionale. Oggi è una meta di turismo, grazie allo splendore della natura ancora quasi incontaminata: all'interno per la flora e la fauna caratteristiche ma soprattutto sulla costa, per le spiagge bianche e l'acqua cristallina.
Nel Piano del Parco si legge della protezione di alcune aree specifiche, tra cui le aree urbane Cala d'Oliva, La Reale e Trabuccato. Proprio Cala d'Oliva è oggetto di un'iniziativa volta al riuso e alla valorizzazione degli immobili presenti sull'isola. L'iniziativa è inoltre volta alla protezione dell'ambiente nel Parco, all'incremento del flusso turistico e altresì a portare lavoro in Sardegna.
L'agenzia conservatoria delle coste della Sardegna è stata incaricata da Giorgio Oppi, assessore per la Difesa dell'Ambiente, di valutare e attuare una strategia in merito. Dalle verifiche svolte è risultato che una delle iniziative più in accordo con il rilancio del turismo sarebbe la creazione di un diving center.
E' stato così indetto un bando per l'affidamento della struttura, la cui commissione era composta dal direttore della Conservatoria delle coste, Alessio Satta, dal direttore del Parco Nazionale dell’Asinara, Pierpaolo Congiatu e da un funzionario dell’Agenzia, Veronica Pilia.
Per individuare la locazione ottimale scelta tra gli immobili esistenti, sono stati valutati diversi parametri tra cui il minimo consumo possibile delle risorse ambientali e la massima qualità dell'insediamento.
Il diving center avrà quindi a disposizione quattro locali ristrutturati che si affacciano direttamente sul porticciolo, uno dei quali destinato all'alloggio del personale. Una delle peculiarità del nuovo diving center infatti sarà quello della residenzialità sull’Isola dell’Asinara dei suoi istruttori e delle sue guide.
Dovrà inoltre occuparsi di attività di didattica subacquea ricreativa, escursioni snorkeling, immersioni subacquee con autorespiratore, noleggio dell'attrezzatura subacquea necessaria, ricarica bombole, ma soprattutto di attività di educazione ambientale e della realizzazione di progetti specifici volti a scuole e turisti.
Sono stati valutati positivamente per i partecipanti al bando la possibilità di organizzare corsi di apnea, attività subacquee per persone con disabilità e la presenza nel team di istruttori o guide specializzate in biologia e gestione delle risorse marine costiere.
Hanno partecipato al bando due gruppi di cui ha vinto con punteggio 88/100 la Ass. Sportiva Dilett. Cala d’Oliva Diving Center, composta da un istruttore di apnea con didattica Apnea Academy, un istruttore di specialità “biologia marina”, un istruttore ARA di II grado F.I.P.S.A.S., una guida con brevetto ESA Diveleader e aiuto istruttore F.I.P.S.A.S., una guida subacquea Divemaster, una guida subacquea Divemaster e brevetto HSA, un istruttore Scuba Schools International e istruttore Associazione Subacquei Portatori di Handicap e un istruttore di specialità in biologia marina e master Universitario “ISN informatore scientifico della natura in ambienti marini” e istruttore PADI “ARA Speciality Instructor”. Per la parte relativa alla biologia marina sono coinvolte due figure: un laureato in scienze dell’ambiente e produzioni marine, istruttore subacqueo ARA e un laureato in Gestione ambiente e territorio- sistemi marini. Una delle peculiarità del nuovo Centro Diving sarà quello della residenzialità sull’Isola dell’Asinara dei suoi istruttori e delle sue guide.
Il Cala d'Oliva Diving Center aprirà nella primavera del 2013.
Immagine con Alcuni diritti riservati ad asibiri su Flickr

mercoledì 12 dicembre 2012

Mappatura degli habitat "deep-sea" a rischio

Alcuni ricercatori del Plymouth University Marine Institute, del Marine Biological Association, e del British Geological Survey hanno realizzato una prima serie di mappe degli habitat più vulnerabili delle profondità marine, fra cui le barriere coralline che prosperano in acque fredde e le colonie di spugne.
I coralli d'acqua fredda, come i loro cugina d'acqua calda, provvedono a fornire un'importante fonte di cibo e un rifugio per molte specie ma, a differenza loro, possono sopravvivere senza luce. Esistono molte barriere coralline d'acqua fredda e la maggior parte di queste si trovano al di sotto dei 200 m sotto il livello del mare. Le colonie di spugne si possono trovare invece a profondità anche di 1300 m sotto la superficie e sono anch'esse, non occorre dirlo, molto importanti per l'intero ecosistema.

Questa prima mappatura riproduce una zona con un'area pari a più del doppio della superficie dell’Italia, situata nelle acque dell’Atlantico nord-orientale, e per realizzarla è stato utilizzato un complesso processo di modellazione per delimitare e tracciare l’area interessata. E' inoltre servito un modello predittivo per trovare questi habitat particolari, secondo alcuni complessi parametri come la temperatura dell'acqua, la profondità e le formazioni rocciose.
Rebecca Ross, una ricercatrice della Plymouth University ha detto "Anche se il processo matematico è complicato, il principio è molto semplice: visto che conosciamo le condizioni che si trovano in una determinata barriera, possiamo utilizzarle per individuare altri luoghi che abbiano la stessa combinazione di condizioni e in cui sia più probabile trovare un'altra barriera. L'utilizzo di modelli predittivi è un passo fondamentale per la conoscenza dei fondali oceanici poiché questi sono così vasti e i costi così alti che sarebbe impossibile sperare di esplorarli tutti."


Il progetto servirà per calcolare la percentuale di coralli e spugne che potrebbero essere tutelate da una rete di protezione proposta dal Marine Protected Areas, l’ente del governo inglese preposto alla difesa dei mari.
Il Dr Kerry Howell, responsabile del progetto, ha detto "Abbiamo mappe migliori della superficie di Marte che di alcune parti delle profondità del nostro mare, ma questo [progetto] segna l'inizio di un nuovo processo e il primo passo verso la comprensione del mondo marino come non era mai successo finora."
La prima mappatura purtroppo ha dimostrato come solo il 30% delle barriere coralline e solo il 3% delle colonie di spugne verrebbero protette dalla proposta di legge.

Lo studio è stato pubblicato sul Diversity and Distributions journal.

mercoledì 5 dicembre 2012

Ocean Revival, nuovi relitti per un reef tutto da scoprire

E' arrivato alle fasi conclusive il progetto Ocean Revival che prevede sostanzialmente la creazione di una barriera corallina artificiale nell'Algarve, costa sud del Portogallo. Una volta ideato, presentato e approvato il progetto e individuato il luogo più adatto, la marina militare portoghese ha donato quattro navi dismesse, che sono state pulite e appositamente affondate in modo da creare la barriera artificiale.

Project calendar
Lo scopo principale del progetto è quello di incrementare il turismo della zona creando una meta super ambita per gli appassionati di immersioni subacquee. Allo stesso tempo la nuova barriera fornirà un nuovo prezioso strumento agli studiosi della biologia marina che monitoreranno lo sviluppo del nuovo habitat fin dal principio. 
La barriera si trova al largo della località di Portimao, lungo il lato est delle barriere artificiali di Alvor. Le navi sono state affondate ad una batimetrica di 26-32 m e hanno quindi un minimo di 15 m d'acqua sopra di esse. Il primo relitto, della Zambeze, dista un miglio dall'area di ancoraggio e più di tre miglia dal porto di Portimao e dista due miglia dalla costa. Le navi sono state affondate ad una decina di metri l'una dall'altra. 
Il luogo è stato scelto non solo perché strategicamente adatto allo sviluppo turistico grazie alle numerose infrastrutture già presenti (è raggiungibile in aereo, ha intorno un'ampia gamma di alloggi e di altre attività ludico-sportive..) ma anche per le caratteristiche del mare ideali per la proliferazione della barriera e per le immersioni (acque tranquille tra i 14 e i 22 °C per 300 giorni l'anno). 

Le quattro navi donate dalla marina militare portoghese sono:
Ocean Revival
-la pattuglia ZambezeOcean (292 tonnellate, 44 metri di lunghezza e 8 di larghezza);
-il Oliveira e Carmo Corvette (1430 tonnellate, 85 metri di lunghezza e 12 di larghezza);
-il Carvalho Almeida Idrografico della nave (1320 tonnellate, 64 metri di lunghezza e 12 di larghezza);
-la fregata Hermenegildo Capelo (2,700 tonnellate, 102 metri di lunghezza e 12 di larghezza).

Queste quattro navi che ora formano la più grande barriera artificiale del mondo con condizioni ottimali di proliferazione e la più grande barriera artificiale in Europa, prima di essere immerse sono state accuratamente pulite da tutte quelle sostanze che potevano essere dannose per l'ambiente e per i subacquei in visita. La pulizia ha richiesto sei mesi ed è avvenuta in conformità con le norme della convenzione OSPAR. Se ne è occupata la Canadian Artificial Reef Consulting, una società specializzata con alle spalle già altri 23 affondamenti deliberati per la costituzione di barriere artificiali. 
Il progetto si concluderà nella primavera del 2013 con l’affondamento di altre due imbarcazioni, una fregata e una nave idrografica.

mercoledì 28 novembre 2012

Colonie di gorgonie nelle acque del porto di Genova

A Genova dal 25 Ottobre al 4 Novembre si è svolto il Festival della Scienza.
Splendida iniziativa, ricca di eventi ed emozioni. Tra questi si è svolto anche uno speciale laboratorio didattico "UnderWaterFront - Viaggio nella vita sommersa del porto di Genova" con sorpresa.
L'evento organizzato dall'Istituto di Scienze Marine del CNR, in collaborazione con molti altri enti, consisteva in un "documentario in diretta" in cui il video operatore dotato di microfono veniva guidato dai giovani partecipanti. Nella sala operativa erano stati messi a disposizione alcuni microscopi e campioni da analizzare.
Mentre l'operatore subacqueo Luca Tassara realizzava le riprese del "documentario in diretta" guidato dai ragazzi nel laboratorio, si è imbattuto in una colonia di colorate e floride gorgonie che prospera a 14 metri sotto la superficie saldamente aggrappate ad un muro in cemento.
A quanto pare appartengono alla specie delle Leptogorgia Sarmentosa che si trova solitamente nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico tra i 20 e i 300 metri di profondità. Prediligono posti dalle acque torbide, ricche di nutrimento ed esposte alle correnti, ma evidentemente non disdegnano nemmeno le inquinatissime acque del porto di Genova.
AttribuzioneNon commercialeCondividi allo stesso modo Alcuni diritti riservati a Nataraj Metz su Flickr.it

mercoledì 21 novembre 2012

Trovato il teschio fossile di un capodoglio preistorico

Nel deserto Ica in Perù è stato ritrovato il teschio fossile di un capodoglio risalente a 12-13 milioni di anni fa. 
I ricercatori del Natuurhistorisch Museum di Rotterdam in Olanda che lo hanno scoperto nel 2008 hanno deciso di battezzarlo "Leviathan Melvillei" in onore del classico di letteratura "Moby Dick" di Herman Melville. 
Questo capodoglio apparterrebbe, secondo l'articolo pubblicato su Nature, a una specie ormai estinta che non era ancora stata rivelata. 
Il teschio è lungo 3 metri e si stima che l'intero animale avrebbe potuto raggiungere approssimativamente i 18 metri, come un moderno capodoglio
Quello che stupisce però è la dimensione dei denti: 36 cm di lunghezza per 12 cm di larghezza, il che vuol dire che non solo supera di ben 10 cm il più lungo dente di capodoglio attuale mai misurato, ma che è forse uno dei più grandi denti di predatore mai ritrovati finora. 
Questo esemplare probabilmente è vissuto nel Miocene, condividendo gli oceani con gli squali giganti dell'epoca e cibandosi di balenottere più piccole di lui, che arrivavano ai 10 metri di lunghezza, più piccole e molto diverse dalle attuali megattere.
Il teschio è stato trasportato in uno dei tanti musei di Lima, capitale del Perù.
La scoperta ha anche dimostrato come già nel passato i capodogli avessero quella tipica forma della testa dovuta agli "organi dello spermaceti", ossia il contenitore dell'olio e cera tanto preziosi nei secoli scorsi. Attualmente si ipotizza che questi organi servano per la galleggiabilità durante le immersioni, ma potrebbe darsi che in passato servissero invece come "arma" nei combattimenti tra maschi, o per l'ecolocazione.

mercoledì 14 novembre 2012

Nuovo metodo green per la sintetizzazione della silice

Un vaso in vetro o ceramica, una fibra ottica e un transistor hanno tutti in comune una cosa: la silice.
Il biossido di silicio, o più semplicemente silice, è uno dei materiali più abbondanti in natura, e viene sintetizzato in modo naturale da molti organismi. Per esempio le spugne, grazie a una proteina chiamata Silicateina, riescono a innescare il processo di sintetizzazione e poi guidarne la crescita in strutture ordinate che utilizzano per costruire il proprio "scheletro". Quello che viene tolto dalle spugne naturali prima che vengano vendute, per intendersi. 

Ciò nonostante, per uso commerciale viene tutt'oggi sintetizzato dalla silice pura in fornaci elettriche che utilizzando elettrodi al carbonio possono arrivare a superare i 1900 °C. Questi metodi -spesso ciò che si ottiene dalle fornaci deve ancora essere purificato- impiegano temperature elevate e soluzioni caustiche che li rendono inquinanti e costosi.
I ricercatori dell'Istituto di Nanotecnologie del CNR di Lecce in collaborazione con quelli dell'Università di Mainz (Germania) hanno da poco scoperto, in uno studio pubblicato su Nature Scientific Reports (Optical properties of in-vitro biomineralised silica) come riprodurre in laboratorio il processo naturale di sintetizzazione della silice delle spugne.



Models of silicatein.
Questo metodo, già in fase di brevettazione, utilizza una variante sintetica della Silicateina e tecniche di nanolitografia, per ottenere microfibre artificiali simili a quelle delle spugne. Dario Pisignano, coordinatore della ricerca, spiega che strutture di questo tipo potrebbero venire utilizzate in micro-dispositivi portatili, o lab-on-a-chip, come guide ottiche per la luce e in tutti quei casi in cui è necessario trasportare segnali luminosi in spazi molto ridotti ma con estrema precisione.
Il prossimo traguardo sarà quello di studiare metodi per controllare al meglio la crescita delle strutture ordinate per formare nuove geometrie e ottimizzare le caratteristiche ottiche ed elettroniche di questo nuovo materiale, la biosilice sintetica.
AttribuzioneNon commercialeCondividi allo stesso modo Alcuni diritti riservati a Saspotato - AttribuzioneNon commercialeCondividi allo stesso modo Alcuni diritti riservatihttp://www.nature.com/srep/2012/120829/srep00607/full/srep00607.html

giovedì 18 ottobre 2012

"Diabete sommerso": progetto dell'Asl di Olbia di immersioni subacquee per diabetici

Bellissima iniziativa quella della Asl di Olbia, che ha attuato a inizio Ottobre un corso di subacquea per dieci persone affette da diabete di "tipo 1".

"Diabete sommerso" è un progetto volto a consentire ai diabetici una maggior consapevolezza della propria malattia e una maggior autostima, se non un modo per dimostrare che non necessariamente questa diagnosi significa la fine di una vita attiva, anzi.
I pazienti con diabete infatti sono da sempre stati allontanati da attività estreme come le immersioni, poiché il rischio di ipoglicemia, e quindi perdita di coscienza, a profondità elevate era considerato troppo alto.
In particolare i diabetici di "tipo 1" sono insulino-dipendenti e in terapia intensiva, arrivando anche a necessitare di 5 iniezioni al giorno.
Grazie agli ultimi studi, si è dimostrato però che con alcuni accorgimenti mirati la glicemia è facilmente gestibile, tanto da poter permettere a persone con diabete di praticare attività subacquee. In questo modo si è voluto promuovere, informare e dimostrare come sia possibile, anche nelle attività di tutti i giorni, tenere sotto controllo la glicemia senza arrendersi alla malattia.
Il corso si è svolto tra Molara e Tavolara, in una prima giornata teorica con le prime prove in acqua, mentre la seconda giornata è stata dedicata tutta all'immersione in mare aperto e ai test di apprendimento per ottenere il brevetto. Hanno partecipato dieci persone affette da diabete di "tipo 1", accompagnate dal personale del Servizio di Diabetologia della Asl di Olbia, in collaborazione con l'associazione scientifica Janasdia onlus e con il Porto San Paolo Dive Center. I pazienti avevano a disposizione un particolare device per monitorare la glicemia minuto per minuto e non correre nessun rischio.

martedì 16 ottobre 2012

Backstage subacqueo di James Bond alias 007 in Skyfall

Skyfall è il 23º film di spionaggio della serie di James Bond interpretato per la terza volta dall'attore Daniel Craig. Uscendo nel 2012 celebra i 50 anni dal primo film, "Licenza di uccidere" con Sean Connery del 1962.
In questo episodio al termine di un'operazione ad Istanbul, 007 risulta disperso. A seguito di una fuga di notizie, le identità degli agenti dell'MI6 vengono rese pubbliche su Internet e il governo britannico chiama M a rispondere dell'accaduto. Proprio mentre è lo stesso servizio segreto ad essere sotto attacco, Bond ricompare e M gli chiede di rintracciare Raoul Silva, con il quale ha in sospeso una questione personale. Partendo da Londra arriva fino al Mar Cinese Meridionale, dove si vede costretto a mettere in dubbio la lealtà verso M per via di alcuni segreti sul suo passato.
In Skyfall saranno anche presenti alcune scene di lotta subacquea. Queste sono state girate nell'unico palcoscenico subacqueo esistente, una piscina lunga 20 metri e larga 10, profonda circa 6 metri e che contiene circa 1,2 milioni di litri d’acqua. Molto interessante è il meccanismo con cui hanno preparato e girato queste scene, usando altoparlanti subacquei di alta qualità, monitor adatti a restare immersi a lungo e subacquei di supporto per far sì che gli attori e gli operatori non dovessero andare su e giù in continuazione.


Vedremo se saprà essere all'altezza dell'epico intro di Goldfinger, nel quale Sean Connery dopo essere uscito dall'acqua si sfila la muta stagna e rivela l'abito da sera, lindo e perfettamente asciutto, con tanto di fiore all'occhiello!!

lunedì 15 ottobre 2012

Corallo raro in Liguria sul relitto del Transylvania

Nel mare della Liguria oltre alla nave carica di anfore intatte di epoca romana ritrovata davanti a Varazze e il piroscafo inglese Enrichetta al largo di Moneglia, è stato recentemente individuato il relitto del transatlantico SS Transylvania affondato anch'esso nel 1917 da un U-boot tedesco, costando la vita a più di 400 persone.

La scoperta è stata fatta da l'ing. Guido Gay, noto per aver ritrovato la corazzata Roma vicino all'Isola dell'Asinara, nelle acque davanti all'Isola di Bergeggi, a -620 m di profondità.
La scoperta storica del relitto ha però portato con sé una serie di altre importanti informazioni. Le coste della Liguria sono molto poco conosciute perché difficili da studiare, sia per per le limitazioni tecniche dovute all'ambiente estremo, sia per quelle economiche.
L'occasione fornita dalla scoperta del relitto ha quindi permesso la disponibilità di attrezzature quali il catamarano da ricerca Daedalus della GayMarine, un magnetometro progettato e assemblato appositamente per l'occasione, il robot filo guidato (ROV) Pluto, lo stesso utilizzato per la nave romana carica di anfore.
Grazie a questi strumenti è stata scoperta la presenza di una popolazione di Corallo Bianco (Madrepora oculata) sul relitto.
Questa scoperta sensazionale ha spinto il Centro Carabinieri Subacquei di Genova a dar vita ad una collaborazione con l'Area Marina Protetta dell'Isola di Bergeggi e l'Università di Genova, per proseguire le ricerche nella scarpata. Si possono trovare maggiori informazioni sullo svolgimento delle ricerche sul sito ufficiale del Parco di Bergeggi.
In questo modo è stata scoperta la più importante popolazione di corallo rosso della Liguria. Ovviamente, ma non è mai male ripeterlo, è illegale raccogliere il corallo, in quanto protetto.
Le indagini di Pluto hanno inoltre permesso di documentare la presenza di Corallo Giallo (Dendrophillia Cornigera), falso corallo nero (Savalia Savaglia) e il rarissimo Corallo Nero (Anthipatella Subpinnata) rinvenuto finora solo a Punta di Portofino e su Capo Mortola.

AttribuzioneNon commercialeNon opere derivate Foto tratta da Flickr, alcuni diritti riservati a david_salvatori

<<Sfortunatamente, mettere la "testa" sott'acqua a queste profondità "dimenticate", ci ha permesso di evidenziare anche un imponente danno ambientale dovuto a reti e lenze da pesca perse, che in presenza di organismi strutturanti come i gorgonacei (gorgonie rosse e corallo) o come gli zoantidei (falso corallo) ed i coralli neri, provocano un effetto deleterio, ferendo e abbattendo organismi a volte secolari. Il nylon sott'acqua persiste per quasi 1.000 anni e la bonifica è praticamente impossibile a queste profondità. Come sanno molto bene i pescatori, inoltre, i grossi pesci (dentici, cernie, ecc.) cercano rifugio in questo habitat profondo, ed il fatto di non assicurare la sopravvivenza degli organismi strutturanti potrebbe causare gravissime e sconosciute ripercussioni anche sulla comunità ittica.>> 
[cit. "Il Transatlantico inglese H.M.T. Transylvania e i segreti del mare!"]

giovedì 27 settembre 2012

Google Maps si immerge in un progetto "blu"

Questo articolo è stato modificato dopo la prima pubblicazione. 
Volete sapere che strada fare per arrivare al castello di Re Tritone? Volete fare un'immersione restando asciutti e comodamente seduti sul divano di casa? Da oggi si può, grazie alla mappatura subacquea di Google. 
L'istituto Global Change dell'università del Queensland, grazie alla collaborazione di Underwater Earth, di Google Maps e di Street View sta infatti realizzando la mappatura della Grande Barriera Corallina Australiana.
Per realizzarla si prevede l'utilizzo di circa 50.000 immagini panoramiche a 360°, catturate manualmente da subacquei esperti e da uno strumento detto "Catlin Seaview Survey" in grado di fotografare e contemporaneamente di registrare lo stato di salute del mare.
Le prime immagini si possono vedere oggi sul sito della Catlin


Alla salute delle Barriere Coralline aveva già pensato però il World Resources Institute (WRI) che ha sviluppato una mappa che indichi le zone più "a rischio" delle barriere nel mondo. Lo studio era iniziato nel 1998 ed è stato ripreso da una valutazione generale pubblicata l'anno scorso.

52° Salone Nautico, giornata speciale il 13 Ottobre

Cressi, Mares, Rofos, Scubapro, SeacSub e Technisub, Hydrolab e GoAsia, saranno i protagonisti dello spazio dedicato alle attrezzature e al mondo della subacquea organizzato da Confisub al 52° Salone Nautico Internazionale che si terrà alla Fiera di Genova dal 6 al 14 Ottobre.
Queste grandi aziende presenteranno le loro novità per la nuova stagione in un nuovo spazio espositivo, formato da una grande area collettiva suddivisa in corner, nella I galleria del Palasport (padiglione S).


Parteciperanno i campioni più amati e ci sarà una giornata speciale, sabato 13 Ottobre.
Alle 10.30 infatti, nella Sala Mezzanino del padiglione B, avrà inizio il convegno "Lo sviluppo delle tecnologie professionali subacquee" al quale interverranno i più qualificati esperti italiani del settore:
-Lavinio Gualdesi di Edgelab su "l'ingegneria oceanografica al servizio del mondo scientifico e dell’imprenditoria giovanile";
-Marco Vacchieri di Drafinsub su "ll mondo dei lavori subacquei e le sue tecniche, le operazioni in basso fondale con air diving station e wet bell, le operazioni in alto fondale con Saturation Diving System";
-Il tema della robotica subacquea e dell’impiego di veicoli a controllo remoto nell'industria offshore sarà oggetto di due interventi: il primo curato da Sonsub, una società altamente specializzata nella gestione e nel controllo delle attrezzature sottomarine; il secondo da Giuseppe Casalino, Docente di Robotica e Controlli Automatici della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova e Direttore del centro Interuniversitario Nazionale ISME (Integrated Systems for the Marine Environment).
-Adolfo Magrin, amministratore delegato di CNS, porterà l’esperienza internazionale nei lavori subacquei maturata in zone e situazioni altamente critiche.

Sempre nella giornata di sabato 13, alle 17.00 il via alla cerimonia di premiazione del Tridente d’Oro, ovvero il "Nobel della subacquea" che, dopo quarantanove edizioni  è approdato a Genova.
Saranno sei i riconoscimenti che la giuria di esperti ha voluto attribuire quest’anno:
-Jim Bowden, pioniere dell’esplorazione di grotte sommerse e recordman mondiale con oltre mille immersioni in grotta all'attivo;
-Paolo Curto, fotografo subacqueo di fama internazionale, il primo a fotografare sott'acqua capodogli, trichechi e orsi polari;
-Maria Antonietta Fugazzola, archeologa subacquea protagonista di innovative campagne di ricerca nei laghi Bolsena e Bracciano;
-Angelo Mojetta, biologo marino, grande divulgatore e conoscitore dell’ambiente marino;
-Giuseppe Rapetti, istruttore subacqueo e creatore del primo nucleo di Sommozzatori Volontari della Protezione Civile;
-Mario Zucchi, fotografo subacqueo campione del mondo 1979, pluripremiato in importanti concorsi internazionali.
-Elisabetta Guidobaldi ritirerà il Tridente d’Oro assegnatole nel 2011 per la sua attività di giornalista. ------L’Accademia ha voluto poi attribuire due riconoscimenti alla carriera a Raffaele Pallotta cui verrà conferita la Presidenza Onoraria dell’Accademia di cui è stato Presidente per molti anni e a Lucio Messina, creatore del Premio Tridente d’Oro, come Direttore ad Onore dell’Accademia dopo aver ricoperto tale ruolo per anni. 

Gli Award 2012 dell’Accademia andranno ad AISI, Cressi, Diver Ross e a Leonardo Fusco (alla memoria) mentre il Premio Speciale Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee sarà assegnato al decano dei giornalisti subacquei Adriano Madonna e, per la categoria Enti, ai Carabinieri subacquei, al Comsubin, alla Guardia Costiera, alla Polizia di Stato e ai Sommozzatori dei Vigili del Fuoco per la partecipazione alle complesse operazioni subacquee di recupero delle vittime dell’affondamento della Costa Concordia.
Il Confisub Award - che viene conferito ogni anno a chi si è particolarmente distinto nella promozione delle attività subacquee e nell'innovazione tecnologica al servizio delle aziende di produzione - andrà quest’anno a Valerio Grassi, decano fondatore di Omersub, grande pescatore in apnea e personaggio che ha dedicato alla pesca in apnea tutta la vita.

Grazie a queste iniziative Genova si riconferma centro nevralgico delle iniziative industriali, promozionali e culturali del settore, avendone vista la nascita con personaggi del calibro di Luigi Ferraro, Duilio Marcante ed Egidio Cressi, con iniziative come il primo corso nel mondo per Vigili del Fuoco Sommozzatori e la nascita del Centro Nazionale di Formazione così come per i Carabinieri Subacquei.
Nel capoluogo ligure il 15 maggio 1948 infatti è nato il primo Circolo subacqueo italiano e uno dei primi al mondo, l’Unione Sportivi Subacquei Dario Gonzatti, a Genova e provincia hanno sede le principali aziende produttrici di attrezzature subacquea per l’immersione ricreativa.

lunedì 24 settembre 2012

La grande idea

Conosco la Rofos da sempre. Quando ero piccola mi piaceva dormire su quei grandi materassi di neoprene, fatti da grandi fogli uno sopra l'altro. Mi piaceva salire stando attenta a non far scivolare, sporcare o rovinare nulla e poi rannicchiarmi e usarne un angolo come coperta, avvolta da quell'odore forte che potrebbe anche non piacere, ma che ormai associo all'infanzia, quindi trovo particolarmente gradevole.
Sono abituata a vedere mio padre che lavora, che pensa, si ingegna, disegna, ci impazzisce, progetta e prova e riprova fino ad arrivare a perfezionare un particolare, proprio come voleva lui.
Perché quando ha finito con un collo parte coi polsi, e quando sono perfetti i polsi bisogna aggiustare ancora un po' il calzare e l'alzata delle braccia o l'elasticità di un materiale. Oppure non va bene quel determinato cerchietto di ferro, quindi si parte alla ricerca disperata di un altro fornitore.
Sono abituata a vederlo indaffarato, completamente concentrato, e quando è concentrato su un'idea non si può distoglierlo in alcun modo. Ancor più se quell'idea è un problema che va risolto e risolto in fretta.
E' bello però vederlo mentre crea qualcosa di nuovo, soprattutto perché di solito quel qualcosa viene molto bene, come il Jacket Free o le RS 450 K, e lui è molto orgoglioso. E noi pure.
Ma quando, poco prima del servizio fotografico per il nuovo catalogo, sono entrata in cucina per fare colazione e mia madre mi ha guardata sconvolta dicendo "Papà è andato in ditta a fare una nuova muta!" non volevo crederci. Non pensavo potesse riuscire a ideare una muta perfetta (perché se non è perfetta non va bene) in così poco tempo.
..Donna di poca fede! Ce l'ha fatta, eccome se ce l'ha fatta.
A volte infatti basta un'intuizione, una piccola geniale idea. Quest'anno al Salone Nautico di Genova e per la nuova stagione avremo una muta nuova così bella, una novità così importante, che non solo noi ne saremo orgogliosi, ma tutti ne parleranno!

lunedì 17 settembre 2012

Intervista a Malentacchi per la Trilaminata Rofos

Luca Malentacchi (il "Barone") è un importante personaggio in Italia per la subacquea tecnica.
E’ uno dei pochi Istruttori del sistema di immersione GUE, ma anche da molti anni istruttore PADI, ANIS, IANTD, e DAN. Ha ottenuto negli anni svariati brevetti e qualifiche in moltissime specializzazioni.
Istruttore noto a tutti, ha oltre 6000 immersioni al suo attivo nei mari di tutto il mondo. E’ guida ambientale, ed è fotografo e video operatore subacqueo. Ha esperienze di lavoro in Centri di Immersione ed è un tecnico riparatore di attrezzature subacquee e tecnico abilitato alla ricarica di gas per le immersioni subacquee.
Lo abbiamo intervistato per voi, ecco cosa ne pensa della RS 450 K.


Come mai ti sei accostato all'idea di prendere una muta stagna in trilaminato della Rofos?
  Mi sono accostato alla Rofos perché l'ho da tempo vista in giro e indossata da persone che hanno già prima di me avuto la possibilità di apprezzarne le caratteristiche.
  Tempo fa [Roberto Scerbo ndr] mi aveva proposto questo prodotto particolare, di un materiale conosciuto e ideale per questo tipo di muta.
  Infine l'ho scelta per come la muta è stata sviluppata tecnicamente.
  Per esperienza, visto che ormai sono praticamente venti anni che utilizzo mute in trilaminato, posso dire che nello sceglierle è importante considerare come sono confezionate, i dettagli come le termonastrature, il comfort, etc. La differenza dei dettagli si nota soprattutto quando si tiene la muta indosso per parecchie ore di seguito sia dentro che fuori dall'acqua, piuttosto che in immersioni non professionali. L'RS è molto comoda e adatta ad immersioni lunghe ed intensive, il taglio è eccezionale.

Cosa ti ha colpito maggiormente della muta?
  Una cosa che mi è piaciuta tantissimo è la tasca esterna molto grande, di facile accessibilità, il che può far comodo per riporre immediatamente le cose, toglierle immediatamente.
  La vestibilità è ideale, il taglio perfetto, le valvole molto valide, la differenza tra valvola e valvola si sente. E' un dettaglio prettamente tecnicoma le le valvole Apeks sono sicuramente le migliori.
  C'è anche da dire che, a differenza di molte altre, in questa muta le valvole sono ben calibrate come posizionamento, anch'esso aspetto importante. In ambito tecnico, la postura in acqua è perfettamente orizzontale e non più verticale. Quindi se si posiziona male la valvola sul braccio si obbliga il subacqueo a mettersi in posizione verticale per scaricare bene, altrimenti anche alzando molto il braccio la valvola rimane rivolta verso il basso. Invece posizionata come nella RS basta che si alzi leggermente il gomito e scarica perfettamente.
  Ottima è anche la posizione della valvola di carico, che a volte viene posta sull'addome sotto la cerniera e finisce per dare fastidio, è più confortevole avere tutto a portata di mano, con la RS si può raggiungere con la stessa mano sia la valvola di carico del gav che della muta.
  Una cosa che mi ha piacevolmente impressionato è che all'interno sia così ben termonastrata ma che ciò nonostante rimanga elastica.
  Questi sono tutti particolari che riguardano il cosidetto sistema di immersione DIR/GUE, ma sicuramente apprezzati anche in altri ambiti. Il nostro sistema è molto particolare e approfondito e questi dettagli sono molto ben valutati: l'RS è ben progettata e rispecchia totalmente le nostre richieste.

Cosa intendi con "il nostro sistema di immersione"?
  Io insegno una tecnica di immersione particolare, di altissimo livello, nata e sviluppata alcuni anni fa negli Stati Uniti e che ora sta avendo un grande successo. L'organizzazione alla quale appartengo si chiama GUE (Global Underwater Explorers). Non è solo una didattica, ci occupiamo anche di ricerca, esplorazione e tutela dell'ambiente acquatico.
  Questa particolare filosofia d'immersione si basa su molteplici aspetti alcuni dei quali sono l'attrezzatura, il modo di andare in acqua, l'approccio alla decompressione, l'immersione in squadra, subacquei allenati e molto solidi in acqua, cura dei particolari, standard predefiniti identici in tutto il mondo.
  Relativamente all'attrezzatura, "standardizzazione" vuol dire che l'attrezzatura che si usa è uguale per tutti, quindi il tipo di muta è uguale, il tipo di erogatore è uguale, il tipo di gav è uguale, la configurazione è uguale e adeguata al tipo d'immersione, ciò è sicuramente un gran vantaggio che rende l'immersione più sicura.
  A differenza di quanto tanti credono questa standardizzazione non riguarda i marchi ma la tipologia di attrezzatura. Quindi nel momento in cui si indossa una muta con determinate caratteristiche che ci sia scritto Rofos o altro, l'importante è che abbia quel tipo di caratteristiche.
  La RS rispecchia i nostri canoni, ma sicuramente è ideale per qualsiasi subacqueo che voglia una muta in trilaminato di ottima qualità e fattura.

Quindi la consiglieresti anche ad altri?
  Quando ho proposto mute stagne ho sempre fatto la valutazione che la muta stagna si acquisti per la durata nel tempo, in trilaminato in particolare, il subacqueo che fa 50 immersioni all'anno la cambia dopo 10 anni solo perchè esce il modello nuovo, è una attrezzatura definitiva o per lo meno duratura. Quindi meglio preferire un prodotto con un costo superiore e di qualità elevata rispetto a prodotti con poche rifiniture, oppure rispetto a prodotti esteri blasonati che costano di più a parità di qualità. La durevolezza la fa il materiale e il livello di rifinitura, incollatura, cucitura.
  Poi c'è l'aspetto prettamente italiano della faccenda, il fatto che un prodotto di questo tipo sia confezionato in Italia, con l'accuratezza del prodotto Made in Italy e l'ottima assistenza fornita nella propria lingua. Senza dimenticare che il rapporto qualità prezzo è influenzato anche dall’essere a km 0.
  In virtù della tecnica di fabbricazione e del fatto che sia prodotta in Italia lo considero un prodotto da valutare attentamente. Io credo che per questi motivi possa "battersela" bene con prodotti di marchi più blasonati o che comunque hanno un'esperienza in questo tipo di mute più elevata. In effetti credo sia un ottimo prodotto, in linea diciamo alla produzione vostra delle mute in generale, perché è sempre stato così - grazie - no ma questo è un dato di fatto: quando parli di stagne e di certi tipi di muta la Rofos si è sempre contraddistinta quindi penso che anche questo sia un prodotto vincente.

mercoledì 5 settembre 2012

Le Caretta Caretta nell'Arcipelago della Maddalena


L'11 Agosto a Giardinelli a La Maddalena in Sardegna, il conducente di un gommone ha colpito una tartaruga marina (Caretta Caretta), ferendola con l'elica del motore.
Fortunatamente se ne è accorto subito e ha immediatamente avvertito l'ufficio per l'ambiente del Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena che ha tempestivamente fatto intervenire i soccorsi.
Per il recupero è stato seguito il protocollo previsto dalla “Rete regionale di recupero e di soccorso della fauna marina selvatica”, una struttura finanziata dall'Assessorato alla Difesa dell'Ambiente della quale fanno parte tutte le aree marine protette della Regione Sardegna, i Centri di primo soccorso e altri Centri di recupero.


La tartaruga è stata trasportata nella Clinica Veterinaria Duemari di Oristano. E' stata chiamata Carlotta, è una femmina adulta in ottimo stato di nutrizione che pesa oltre 57 chili, ed è quindi l'esemplare di maggiori dimensioni ricoverato finora nella struttura. Come adulto riproduttore, la sua guarigione e ritorno in libertà sono particolarmente importanti per la conservazione della specie. Nonostante le quattro ferite sul carapace, le sue condizioni sembrano buone.
Bisogna ricordare comunque, per la sicurezza di tutti, i limiti di velocità imposti nell'area marina del Parco e ulteriormente abbassati, nel periodo estivo, da un’apposita Ordinanza della Capitaneria di Porto di La Maddalena: nel caso di spiagge frequentate dai bagnanti a distanze inferiori a 500 metri dalla costa il limite di velocità è di sette nodi, mentre tra i 500 e 1000 metri di dieci nodi. Ai sensi di una lettura combinata delle norme, all'interno dell'intero Arcipelago di La Maddalena oltre i 1000 metri nel caso di spiagge frequentate dai bagnanti, o 500 metri nel caso di tratti di costa non interessati da spiagge, la velocità non dovrà comunque essere superiore a quindici nodi.

Speriamo comunque di rivedere Carlotta mentre torna in mare proprio come le sue compagne Garibaldina e Mariolina.

Caccia al tesoro

Quest'estate il mare ci ha regalato tantissimi nuovi ricordi.

   Un leone di bronzo, una statua e la punta di una nave forse romana sono stati ritrovati a Capo Bruzzano, da Leo Morabito, Bruno Bruzzaniti e Bartolo Priolo. Il luogo è lo stesso in cui, 40 anni fa, il 16 agosto 1972, erano stati ritrovato i Bronizi di Riace e in seguito molti altri reperti importanti. 
AttribuzioneNon commercialeCondividi allo stesso modo Alcuni diritti riservati a Kemon01
   Una distesa di detriti che potrebbero appartenere all'aereo "Lookheed Electra" di Amelia Earhart precipitato il 2 Luglio del 1937 è stato ritrovato a distanza di 75 anni a Nikumaroro, un’isola nello Stato di Kiribati (Oceania, dai ricercatori che fanno parte del Gruppo internazionale per il recupero di velivoli storici (Tighar). Amelia sparì nel nulla con il suo navigatore Fred Noonan mentre tentava di entrare nella storia come la prima donna a compiere il giro del mondo in aereo.
   Un carico di ossidiana al largo che si suppone possa risalire anche a cinquemila anni fa è stato ritrovato al largo di Capri da Vasco Fronzoni e durante settembre i reperti saranno individuati e raccolti da parte di un gruppo di lavoro di cui faranno parte il Centro Studi Subacquei Napoli e 


 l'università Parthenope, con l'appoggio della Soprintendenza Archeologica di Napoli.
L'ossidiana nell'epoca del neolitico veniva adoperata come materia prima per la fabbricazione di armi, utensili e altri manufatti ed era tra i più pregiati elementi prima dell'avvento dei metalli.
   Il piroscafo inglese Enrichetta affondato il 30 giugno del 1917 da un sommergibile tedesco è stato ritrovato dopo 95 anni al largo di Moneglia, dal team di esploratori d’altura del sub genovese Lorenzo Del Veneziano.

Tanti piccoli pezzi di storia che ci vengono restituiti dal mare. 

mercoledì 8 agosto 2012

Arriva un relitto carico di.. anfore intatte vecchie di 2000 anni!

I sommozzatori dei Carabinieri hanno ritrovato un relitto Romano pieno di anfore intatte che si stima risalire all'epoca repubblicana o imperiale, nel periodo a cavallo fra il I secolo a.C e il I secolo d.C., quindi affondato oltre 2000 anni fa, a quasi 100 m di profondità davanti a Varazze.
Da anni avvenivano ritrovamenti di cocci di anfore che restavano impigliati alle reti dei pescatori e che avevano fatto pensare alla presenza di un relitto. A Marzo di quest'anno Francesco Torrente, pescatore di Varazze, ha rinvenuto nuovamente un'anfora e questa volta ha avvertito i Carabinieri a Genova. Dopo cinque mesi questi sono riusciti ad individuare con un sonar il punto esatto dove giace la nave.
Dai primi rilevamenti risulta che la nave fosse completamente carica al momento dell'inabissamento e che per circa dieci metri sotto la sabbia sia ben conservata l'imbarcazione a più piani che si immagina possa contenere ancora molte decine di anfore con il tappo presumibilmente in pigne e pece ancora perfettamente intatto. Infatti le sole anfore danneggiate sarebbero quelle che si trovavano all'esterno sulla tolda della nave (l'attuale ponte principale) e quindi esposte alla forza del mare ma soprattutto alle reti dei pescherecci.
Per questo motivo tutta l'area interessata dal ritrovamento sarà interdetta alle attività di pesca, soprattutto con reti, e di immersione sotto la sorveglianza della Capitaneria di Porto.
A quanto pare parecchie di queste anfore infatti sarebbero sparpagliate tutto intorno alla nave, a partire da pochi metri di profondità mentre la nave sarebbe a 70-100 m.
 
 
In questa ripresa del piccolo robot "Pluto" si possono infatti vedere svariate anfore ad una profondità di circa 65 m e il recupero di un'anfora intatta situata a quasi 30 m sotto il livello del mare. Quest'anfora è stata presa in custodia dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Liguria, come avverrà per i prossimi prelievi, classificata come "Dressel 1b" e presentata il 6 Agosto.
Contiene una sostanza non ancora identificata che verrà analizzata meglio nei prossimi giorni. Si è già a conoscenza però del fatto che il Tirreno superiore era solcato molto spesso da navi imperiali che andavano da Roma verso la Gallia cariche di cibo, miele, spezie, vino, olio, olive, salamoia, e molte altre cose preziose. L'anfora verrà sottoposta ad una fase di desalinazione e un restauro che si spera possa rivelare il timbro della fornace che identificava ogni anfora in modo tale da risalire ad una datazione certa e al percorso del carico.
Purtroppo a quanto pare, per adesso, i fondi per uno scavo e un recupero serio di tutto il materiale non ci sono. Si deve attendere quindi per ricerche scientifiche più approfondite che svelino tutti i misteri di questo incredibile ritrovamento, questa nave scomparsa più di 2000 anni fa, che conserva gelosa moltissimi segreti.
Nel frattempo, forse, ci sarà permesso almeno andare a visitarla, nel rispetto di qualcosa che ha ancora tantissime storie da raccontarci.

Ripresi alcuni rarissimi esemplari di cernia gigante e squalo vacca nel Tirreno

Due video girati dai ricercatori dell'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) durante la Campagna estiva 2012 per il monitoraggio della biodiversità nel Tirreno riprendono due cernie giganti e uno squalo vacca. I video sono stati ripresi dal ROV (Remotely Operative Vehicle) Pollux III, un robot collegato con un cavo all'imbarcazione di appoggio, in questo caso la nave oceanografica "Astrea". Attraverso il cavo vengono trasmessi l'elettricità, i segnali video e informazioni tecniche come profondità, direzione di manovra etc.
 
 
Il video delle due cernie (Epinephelus caninus) è stato ripreso su una secca rocciosa nel Tirreno centrale lontano dalla costa a circa 150 m di profondità, dove si è riscontrata la presenza di quattro esemplari del peso stimato tra i 15 e i 30 kg l'una.
La cernia gigante o cernia nera è presente lungo le coste orientali dell’Oceano Atlantico, dal Portogallo all’Angola comprese le isole Canarie e del Mediterraneo. Vive abitualmente a profondità comprese tra i 30 e i 400 metri e può raggiungere anche i 90 chilogrammi di peso essendo una specie molto longeva. Nonostante la biologia e l’ecologia di questa specie siano ancora quasi sconosciute, la cernia gigante è purtroppo diventata molto rara in Mediterraneo a causa della pesca, che ne ha decimato la popolazione.
 
 
Il video dello squalo vacca (Hexanchus griseus) invece è stato girato nel Tirreno meridionale a 130 m di profondità. Lo squalo, lungo quasi due metri e mezzo, si è probabilmente avvicinato a Pollux III attratto dalle luci ed è rimasto in prossimità per quasi dieci minuti.
Lo squalo vacca è presente in tutti gli oceani e vive generalmente a grandi profondità, solamente in alcuni rari casi è possibile avvistarlo in prossimità delle coste, non sono mai stati segnalati casi di attacchi agli esseri umani. Raggiunge la lunghezza massima di quasi 5 metri, il peso di circa 500 chilogrammi e si nutre di una gran varietà di organismi marini, compresi altri squali, pesci, molluschi e crostacei. Per quello che riguarda il Mediterraneo lo squalo vacca è considerato, come anche molte altre specie di squali, tra cui verdesca, squalo martello, squalo volpe e squalo elefante una specie vulnerabile che, a causa delle particolari caratteristiche biologiche e riproduttive (crescita molto lenta e tassi riproduttivi poco elevati), non è in grado di sopportare una pesca intensiva per lunghi periodi. Al momento, in Mediterraneo non esistono più operazioni mirate alla cattura di questa specie che purtroppo viene ancora pescata accidentalmente con reti da posta e da strascico o con i palangari di profondità e ancora oggi commercializzata in tutti i mercati ittici.

lunedì 6 agosto 2012

La subacquea ritorna al Salone Nautico!

Questo articolo è stato modificato dopo la prima pubblicazione. 

Chiavari, 6 Agosto - Oggi durante una riunione della Confisub tenutasi a Chiavari è stata ufficializzata la notizia del ritorno della subacquea al Salone Nautico.
 
La Confisub è un'Associazione di aziende che si occupano di "progettazione, produzione e distribuzione di attrezzature subacquee professionali su tutto il territorio nazionale" e realtà affini.
Questo gruppo è stato costituito il primo ottobre 2007 presso Confindustria Genova, e fondato da sei aziende: Cressi Sub, Mares, Scubapro Uwatec, Seac Sub, Technisub e Omersub.
In seguito si sono aggiunte Rofos, C4 Di Bonfanti M., ma anche altre realtà come Lavorazioni Industriali, Salvas Sub, Dan Europe Foundation, RINA Service , Bauer Compressori, Salvimar, Hydrolab HydroCAT.
 
Otto di queste, ossia Cressi, Mares, Scubapro, Seac, Technisub, Rofos e Hydrolab HydroCAT,  parteciperanno al 52° Salone Nautico che si terrà alla Fiera di Genova dal 6 al 14 Ottobre prossimo.
 
 Alcuni diritti riservati a Ciccio Pizzettaro

La Fiera ha messo a disposizione solo per la Confisub uno spazio di circa 500 mq all'interno della I Galleria del padiglione S, quello rotondo che accoglie i visitatori all'entrata, ormai simbolo della Fiera stessa.
Ogni azienda avrà quindi uno stand preallestito in cui esporre le proprie novità, uno spazio condiviso in cui si potrà sostare più facilmente e in cui probabilmente si terranno alcune conferenze e verrà consegnato il Tridente d'Oro.

lunedì 30 luglio 2012

Hanno detto di noi: SUB luglio 2011

L'anno scorso, proprio in questo periodo, sulla rivista SUB era uscita una "prova in mare" riguardante la Hybrid della Rofos, provata, scritta e fotografata da Paolo Fossati.

"Si tratta di un capo veramente ottimo" si poteva leggere "e, per di più, ad un prezzo molto competitivo. L'ho usata più volte in stagioni differenti e, abbinata a sottomuta con capacità termiche adeguate alla temperatura, ho sempre avuto un gran comfort, sia in superficie che sott'acqua, e ho sempre riscontrato una grande praticità d'impiego."

"Grazie alla grande elasticità del materiale, la muta Hybrid della Rofos risulta pratica e facilmente gestibile come una qualsiasi muta umida, ma con tutti i vantaggi che solo una stagna può dare."
"La morbidezza e l'elasticità del materiale, assieme alla perfetta sagomatura, offrono una tenuta perfetta senza stringere."
"I calzari, in neoprene da tre millimetri, non hanno la suola rigida, sono elastici, comodi da infilare e aderenti. Ciò significa che la quantità d'aria che può arrivare ai piedi è irrilevante, facilitando così l'assetto e aumentando la sicurezza. Anche la manutenzione ne viene avvantaggiata poiché la muta può essere completamente risvoltata per essere lavata e asciugata, con i vantaggi igienici che si possono immaginare."
"La muta è fornita in una borsa che ha la caratteristica di poter essere aperta completamente per diventare un pratico tappetino".
"In conclusione: tenuta stagna perfetta, ottima termicità, accessori utilissimi, prezzo competitivo. Che cosa si può volere di più?"

giovedì 26 luglio 2012

Operazione Delphis, Santuario dei Cetacei e 52° Salone Nautico

Il 22 Luglio si è svolta la 16° Operazione Delphis che è una manifestazione che mira, tramite la mobilitazione di volontari, a fare un rapido censimento di cetacei nel Mar Mediterraneo intorno alle coste d'Italia.
Durante questo evento unico al mondo, il più grande a livello internazionale per numero di marinai e diportisti coinvolti, dopo essersi iscritti gratuitamente, i partecipanti hanno ricevuto un "manuale d'uso per identificare correttamente i cetacei", una scheda da compilare e poi restituire e le coordinate della superficie quadrata di due miglia (nautiche) di lato.
Quest'anno oltre a balene e delfini i volontari dovevano osservare la presenza anche di tartarughe e di meduse, controllare che ci fossero cuccioli, calcolare la quantità di membri dei gruppi e anche di elementi di inquinamento quali chiazze di petrolio, gasiolio, detergente, etc. Come negli anni passati i diportisti hanno anche asportato, ove possibile, sporcizia e sacchetti di plastica.
Tutta l'operazione è partita dall'idea che il mar Mediterraneo ospita una delle più forti concentrazioni di delfini e balene al mondo.
L'Operazione Delphis è organizzata da "Battibaleno", un'associazione senza finalità di lucro fondata nel 1995, il cui scopo principale è quello di proteggere la fauna marina del Mediterraneo ed ampliare la conoscenza del comportamento e della biologia della "Balaenoptera physalus", per poter meglio preservarne la specie nel suo ambiente naturale.
Inoltre alla giornata di osservazione ha partecipato, come negli anni passati, anche l'Acquario di Genova con uno dei propri gommoni per la ricerca scientifica.
L'Acquario infatti ha dato vita al progetto di ricerca Delfini Metropolitani nato nel gennaio del 2001 per studiare la presenza del tursiope, o delfino costiero, nel Santuario Pelagos o Santuario dei Cetacei.
"Negli ultimi anni poi ci siamo coordinati con diversi altri gruppi che operano nel santuario Pelagos, per cercare di avere una stima più ampia e oggi sappiamo che ci sono circa 1.000 tursiopi all’interno del Santuario." sostiene Guido Gnone, coordinatore scientifico dell’Acquario. Dai risultati raccolti in circa 10 anni, emerge che i tursiopi vivono tra i 100 e i 150 metri di profondità, in un'area dove le attività umane sono particolarmente intense. Nell'area di La Spezia, dove la batimetrica dei 100 metri si sposta verso il largo, il tursiope sembra trovare un habitat favorevole, e si stima una presenza di circa 200 individui.
Il Santuario dei Cetacei è un'Area Specialmente Protetta di Interesse Mediterraneo istituito in Italia dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio nel 1991 e a livello internazionale nel 1999. Si estende da Punta Escampobariou, Capo Falcone, Capo Ferro al Fosso Chiarone.

File:Santuario dei cetacei.png
Licenza: Attribuzione-Condividi allo stesso modo di Esculapio

I risultati degli anni passati si possono trovare qui, e confermano un drastico calo della popolazione di cetacei nei nostri mari quanto una maggiore concentrazione di questi nel Santuario. I risultati di quest'anno invece verranno esposti durante il 52° Salone Nautico che si terrà dal 6 al 14 Ottobre alla Fiera di Genova. Quest'anno inoltre al Salone ci sarà il grande ritorno della subacquea a cui parteciperà anche la Rofos con uno stand pieno di incredibili novità!

venerdì 15 giugno 2012

Operazione NEEMO della NASA

Lunedì 11 Giugno è partita la Missione-16 del progetto NEEMO della NASA. La NASA dal 2011 ha organizzato delle spedizioni volte all'addestramento e alla preparazione degli astronauti per le future esplorazioni spaziali su alcuni asteroidi vicini alla terra. Si intende durante queste esercitazioni studiare oltre ai metodi più opportuni per compiere determinate azioni (come il campionamento di rocce) anche il comportamento umano in situazioni di isolamento forzato e altissimo stress. L'acronimo di NEEMO è appunto Nasa Extreme Environment Mission Operations. Lo scopo finale è quello di pianificare nei dettagli una spedizione su un asteroide entro il 2025. Solitamente queste spedizioni durano tra i dieci e i quattordici giorni e la fine della Missione-16 è prevista per il 22 Giugno, con una durata di dodici giorni.
La loro particolarità è che sono svolte nell'Aquarius, un modulo abitativo situato 19 metri sotto il livello del mare, su di una secca sabbiosa vicino alla barriera corallina del Florida Keys National Marine Sanctuary, a 3,5 miglia dalla costa. Questo laboratorio sottomarino è di proprietà della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) e viene gestito dalla University of North Carolina di Wilmington. Pesa 81 tonnellate, è grande 13x6x5 metri e al suo interno sono presenti molti comfort, sei cuccette, doccia, bagno, acqua calda, frigorifero, forno a microonde, aria condizionata e alcuni computer con connessione wireless a riva. Praticamente una ISS subacquea! La pressione a quella profondità è 2,5 volte superiore a quella sulla terraferma e lo stesso vale per l'interno dell'Aquarius. La Missione-16 è condotta da quattro acquanauti -così sono stati temporaneamente chiamati gli astronauti- ossia il comandante Dorothy Metcalf-Lindenburger per la National Aeronautics and Space Administration (NASA) che ha già partecipato alla missione STS-131 su uno Space Shuttle, Kimiya Yui per la Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA), Timothy Peake per l'European Space Agency (ESA) ed il professor Steve Squyres, che ha partecipato alla precedente Missione-15 insieme a Shannon Walker, David Saint-Jacques e Takuya Onishi. Durante i dodici giorni verranno svolte numerose attività tra cui alcuni esperimenti  proposti dagli scienziati della NASA, ESA e JAXA. Verranno condotte alcune Extra Vehicular Activity, ossia degli spostamenti "a piedi" a pressione costante. Verrà simulato il recupero di svariati oggetti tra cui il campionamento di alcune rocce. Inoltre all'interno si condurranno alcuni esperimenti sull'attività in solitudine, sui ritardi o problemi nelle comunicazioni,  sul numero ottimale dell'equipaggio, e molti altri. Inoltre come è noto i subacquei per tornare in superficie dopo tanto tempo devono compiere una sosta di decompressione, il che si traduce per gli acquanauti nell'impossibilità di avere una via di fuga. Anche l'ESA d'altro canto ha un programma volto allo stesso scopo ed entro Dicembre è previsto uno "scambio" di astronauti con la NASA al posto di Peake.
Attribuzione Alcuni diritti riservati gnews pics per la foto

L'Australia va verso la riserva marina più grande del mondo

Ieri l'Onorevole Tony Burke, Ministro per Sostenibilità, Ambiente, Acqua, Popolazione e Comunità in Australia, presso l'Acquario di Sidney, ha ufficializzato la proposta di legge per la creazione della più grande rete di Aree Marine Protette nel mondo.
La proposta finale della rete di riserve marine riflette i risultati delle recenti consultazioni realizzate in ogni regione marina e la valutazione dei potenziali impatti socio-economici. L'Australian Bureau of Agricultural and Resource Economics and Sciences (Abares) ha effettuato una valutazione socio-economica di ciascuna delle regioni proposte e le valutazioni guardano sia agli impatti diretti che indiretti sul settore della pesca, compresi eventuali impatti sulle comunità che si basano su queste industrie per l'occupazione e l'attività economica. Anche così, alcuni pescatori e alcune comunità che dipendono dalla pesca potrebbero risentire maggiormente di altri dalla creazione delle riserve.
Nelle prossime settimane il Direttore dei National Parks rilascerà un avviso pubblico invitando al commento della proposta: infatti una volta pubblicata sulla Gazzetta del Governo, si avrà sessanta giorni per fornire un commento riguardo l'approvazione delle aree secondo il "Environment Protection and Biodiversity Conservation Act" del 1999. 

Burke ha detto che nel corso degli ultimi dodici mesi, il governo si è consultato con rappresentanti delle imprese del turismo, gruppi ambientalisti e membri del pubblico attraverso 250 incontri in tutto il paese.
"Ho incontrato le parti interessate in tutto il paese e più di 1950 persone sono state coinvolte nel processo di consultazione completo," ha detto. "Il nostro obiettivo è quello di proteggere il nostro ambiente marino unico, pur sostenendo le comunità costiere e le industrie marine in tutto il paese." Nei prossimi mesi, il governo consulterà l'industria della pesca e delle agenzie di gestione della pesca sulla progettazione e realizzazione di un pacchetto di assistenza di regolazione della pesca.

La rete di Aree marine Protette circonderebbero l'Australia, inglobando più di 3.1 milioni di km2, più di un terzo delle acque del Commonwealth e le riserve aumenterebbero da 27 a 60. Queste aree entrerebbero quindi a far parte del National Representative System of Marine Protected Areas (Nrsmpa) approvato nell'ormai lontano 1998. Le zone marine protette collegate in reti sono più resistenti alle pressioni umane di quelle singole e isolate. Gli oceani australiani contengono più di 4.000 specie di pesci e decine di migliaia di specie di invertebrati, piante e microrganismi. 
Le nuove aree marine protette saranno suddivise ulteriormente in zone per permettere di continuare a una vasta gamma di attività purché siano coerenti con l'obiettivo primario di tutelare i valori di conservazione delle riserve. Nella rete saranno incluse zone altamente protette: queste saranno gestite per preservare l'area in una condizione indisturbata e non modificata, quindi le attività estrattive non saranno consentite. 
Questa proposta fa parte di un più ampio progetto che il governo ha avviato nel 1991 per garantire la conservazione marina e l'uso sostenibile degli ecosistemi marini e degli ambienti estuari proseguito poi con l'adesione ai successivi trattati come quello di Rio del 1992 (dove sono stati introdotti i parametri "completa, adeguata e rappresentativa" per le riserve) e quello di Jakarta. 
Si possono trovare informazioni più precise su qui.

venerdì 8 giugno 2012

World Oceans Day, un po' di speranza

Oggi è la Giornata Mondiale per gli Oceani!! Organizzata dal World Ocean Network e riconosciuta dall'Onu nel 2009, è del tutto meritata per il nostro pianeta che è coperto per ben il 71% dall'acqua!!
Gli oceani, che producono circa il 50% dell'ossigeno dell'atmosfera, sono costantemente minacciati.
In un articolo de "Il Secolo XIX" ieri è stata riportata un'intervista ad Antonio Di Natale, biologo marino e segretario della Fondazione Acquario di Genova.
Di Natale ha spiegato che in realtà molti allarmi sono esagerati. Per esempio non è vero che il 70% dello stock di pesci è sovrasfruttato: questo dato si riferisce alle specie di pesci attualmente censite dall'UE, non a quelle esistenti.
Il problema però esiste e non si risolverà velocemente perché i pescatori devono seguire le richieste di mercato. Quindi se la gente compra sempre solo i soliti quattro pesci, i pescatori sono costretti a pescare moltissimo per arrivare alla cifra richiesta di tali pesci e spesso a ributtare a mare, uccidendo inutilmente, tutti gli altri pesci che sono finiti nelle reti ma "non servono a nulla". Questo anche perché le reti sono un metodo di pesca per nulla selettivo.
Una soluzione potrebbe essere quella di spingere le persone a comprare anche pesci locali, ormai sconosciuti o quasi,  per differenziare la richiesta di mercato e quindi il pescato. Iniziativa questa che è già in atto grazie all'Acquario di Genova dall'Ottobre 2010. Si chiama Fish Scale e "si tratta di un progetto di sensibilizzazione sul consumo ittico consapevole cofinanziato dalla Commissione Europea, all'interno del programma LIFE+, e dalla Regione Liguria. Coordinato dall'Acquario di Genova - Costa Edutainment, il progetto comprende" partner come Legambiente, Lega Pesca, AGCI Agrital, Coop Liguria e Softeco Sismat." come si legge nel sito ufficiale. I "pesci ritrovati" sono diciotto: Aguglia, Alaccia, Alalunga, Barracuda, Boga, Cefalo, Lampuga, Leccia Stellata, Menola, Mostella di Fondo, Palamita, Pesce Sciabola, Pesce Serra, Potassolo, Sardina, Sugarello, Tombarello, Tonnetto. E Di Natale ricorda anche il Cicerello e alcuni tipi di scorfano. Io personalmente ne avevo sentiti nominare meno della metà. Sul sito si possono trovare non solo tutti i pesci con la relativa descrizione, ma anche utilissimi suggerimenti su come cucinarli!
Altro aspetto che prende in considerazione di Di Natale è che non tutti i mari sono in pericolo immediato. Gli oceani Pacifico ed Atlantico sono infatti abbastanza grossi da poter sopportare gli attuali cambiamenti. Non che non ci si debba interessare. Il "Pacific Trash Vortex" non è certo un bello spettacolo! Al contrario i mari più piccoli, come il Mar Nero e il Mar Baltico sono in una situazione ben peggiore essendo mari chiusi e senza abbastanza ricambio soffrono molto di più l'azione di pesca disinteressata e dell'inquinamento. Ad ogni modo le cose stanno lentamente migliorando, grazie anche alla sempre maggiore attenzione per l'ambiente in cui viviamo, soprattutto per il Mediterraneo. "Diciamo che rispetto agli anni ’70-’80, quando si vedeva il catrame sulle coste, va sicuramente meglio" si legge su "Il Secolo XIX". In effetti da piccola quando andavo in spiaggia mi sporcavo sempre i piedi, e adesso non capita.