lunedì 30 aprile 2012

Il fondatore di Amazon.com ha trovato i motori dell'Apollo 11

Era il 16 Luglio 1969 quando il razzo Saturn V fu lanciato ed entrò in orbita con a bordo gli astronauti Neil Armstrong, Michael Collins e Buzz Aldrin. 
Il razzo era costruito a scomparti e i motori F-1 -ancora oggi tra i più potenti mai costruiti-, dopo aver dato la spinta necessaria alla partenza, si sganciarono per non gravare inutilmente e precipitarono nell'Oceano Atlantico. 
Il 20 Luglio il primo essere umano mise piede sulla luna. 
Dopo 43 anni il fondatore di Amazon.com, una delle prime compagnie di e-commerce, da sempre appassionato di missioni spaziali -tanto da aver fondato la Blue Origin, un'azienda che progetta veicoli spaziali a basso costo- ha annunciato sul sito Bezos Expeditions di aver finalmente individuato l'esatta posizione dei motori.
Recuperarli non sarà facile, un po' perché si trovano a più di 4.000 metri di profondità e pesa più di 8.000 chili, un po' perché sono 40 anni che sono sommersi e ancora non si conoscono le loro precise condizioni.
Jeff Bezos precisa anche che l'intera operazione sarà finanziata con fondi privati, compresa la trattazione con la NASA perché benché i motori siano vecchi e affondati in "terra di nessuno" sono sempre proprietà della NASA. Ciò nonostante Bezos si augura che i motori possano in futuro essere esposti allo Smithsonian a Washington DC oppure nel Museum of Flight a Seattle. 

venerdì 27 aprile 2012

Il mare: pensieri in libertà 2


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Ho parlato ieri del mare vivo e reattivo come un essere a sè stante, essendo un ecosistema complesso. Un altro esempio può essere il fatto che il mare sta progressivamente diventando più acido a causa delle ingenti quantità di CO2 che ogni anno si disciolgono nell'acqua. Questo avrà ovviamente nel tempo gravi conseguenze dovute al concatenarsi di piccole differenze. Si è scoperto infatti come l'anidride carbonica agisca sui processi cognitivi del pesce pagliaccio, facendolo sembrare ubriaco! Leggi lo studio
A quanto pare l'alta concentrazione di anidride carbonica sarebbe in grado di modificare alcuni recettori di un ormone del sistema nervoso del pesce, il GABA, facendoli diventare eccitatori anzichè inibitori. Questo significa che i pesci "ubriachi di CO2" hanno i riflessi più lenti ma sono anche più "spericolati" e sprezzanti del pericolo. Sottoposti in un esperimento alla scelta di attraversare una zona che "sapeva" di cernia, il loro naturale predatore, quelli ubriachi sceglievano di ignorare il pericolo! I mammiferi acquatici invece, essendo abituati a respirare aria con molta anidride carbonica sarebbero meno soggetti a questi cambiamenti. 

Il mare è un mondo che va salvaguardato. 
Perché se è vero che il mare può donarci la vita, fornendoci cibo, ma anche energia e medicine (se ne parlerà nei prossimi post), è anche vero che stanno aumentando i casi di "malattie da mare", come possono essere i casi dovuti all'"alga assassina" a Genova in estate, il caso dei sette surfisti finiti tutti all'ospedale a Rimini questa Pasqua, il fatto che stiano morendo apparentemente senza motivo enormi quantità di delfini in Perù e nel Golfo del Messico. Per citare solo alcuni esempi.
Mi sembra consolante però il fatto che esistano molti stupendi e partecipati progetti per difendere questa nostra enorme fortuna da chi ancora non si è accorto di quanti danni stia facendo.
Importante è anche divulgarne l'esistenza perché possano non spegnersi mai!

giovedì 26 aprile 2012

Energia rinnovabile: eolica offshore


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E' stato presentato a Roma il progetto Coconet che riguarda la creazione di una rete nazionale e poi internazionale di aree marine protette e la realizzazione in questi punti di piattaforme eoliche offshore, ossia in mare. 
Finanziato dalla Commissione Europea e coordinato dall'italiano Nando Boero, si propone di studiare i collegamenti fisici e biologici (correnti e migrazioni di pesci) tra un'Area Marina Protetta e l'altra.
Riguardo la creazione di Parchi Eolici Offshore sono stati presi in considerazione il Mar Mediterraneo e il Mar Nero come progetti pilota. 
Sono stati coinvolti già centinaia di scienziati provenienti da 39 Istituti differenti di 22 Stati.
Le fonti rinnovabili eoliche offshore sono già molto utilizzate in Gran Bretagna, Germania, Portogallo e Danimarca e sono in rapida crescita.
E' stato pubblicato il primo studio danese sugli impatti del parco eolico offshore di Horns Rev 1. Claus Stenberg è il principale autore e sostiene che i pesci e le diverse specie siano aumentati in numero da quando sono state avviate le pale eoliche, sette anni prima. 
Non solo le pale non hanno intaccato il proliferare delle anguille di sabbia, o "cicerello", importante colonna della pesca danese, ma diverse specie come il tordo dorato, il lompo ed un blennide si sono stabilite sulle basi rocciose delle pale, trovandovi ottimi ripari alla corrente del posto. Queste erano state costruite per riparare le pale dalle correnti ma si sono rivelate ottime barriere artificiali per il proliferare dei pesci.
Stemberg sostiene inoltre che quel sito sia troppo impervio e piccolo per costituire una vera e propria area marina protetta ma che probabilmente i suoi vicini di dimensioni maggiori e più riparati potrebbero essere dei luoghi ideali per il proliferare di nuove specie.

Il mare: pensieri in libertà 1

Il mare è un mondo speciale.
Lo sanno bene i subacquei, ma lo hanno intuito anche tutti coloro che da bambini in spiaggia hanno infilato la maschera e guardato i pesciolini rincorrersi intorno alle loro caviglie. Lo sanno i pescatori, i surfisti e anche chi semplicemente lo ha visto poche volte.
Perché vedere il mare è un'emozione speciale.

Io ho la fortuna di vivere vicino al mare, di vederlo ogni mattina quando apro la finestra. Il mare che sa placare qualsiasi tumulto dell'animo, che nella sua profondità e vastità sembra quasi invitare alla riflessione, estendendosi fino all'orizzonte, e oltre. Il mare così imponente, maestoso, terrificante nella sua furia. 
Che fortuna hanno le persone che si sono, anche solo per una volta, sedute la sera in riva al mare, osservando lontano, senza dover posare lo sguardo su nulla di preciso! Che fortuna che hanno avuto le persone che hanno, almeno una volta, assistito alla furia del mare, durante una mareggiata, quando l'intera massa dell'acqua si muove, si sposta all'unisono, attaccando la costa come se fosse il suo più acerrimo nemico, innalzando la sua gloria bianca fino al cielo, urlando tutta la sua rabbia insieme al vento!

Il mare è un mondo vivo.
Lo sa bene chi vive di mare. Lo sa bene chi, come me, è stato cresciuto da una persona innamorata del mare. In realtà io non amo fare lunghe immersioni, anzi per essere sinceri non mi piace nemmeno bagnarmi. Adoro però fare fish-watching, specialmente lungo le dighe e gli scogli, dove i piccoli pesci coloratissimi guizzano e vivono, dove le bavose, le alghe, le spugne e i piccoli spirografi vivono insieme, dove è più chiaro che tutti dipendono l'uno dall'altro. Ma più di ogni altra cosa mi piace osservare il mare nel suo insieme, come se fosse una cosa sola, un grosso enorme essere, che vive. Perché il mare in effetti vive, muta con il mutare della situazione esterna, si adegua alle informazioni e alle influenze che riceve. 
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Ne sono un esempio le recentissime "invasioni" delle Velelle spiaggiate. Questi piccoli animali, simili alle meduse, che sono a loro volta delle comunità di organismi ognuno specializzato in una funzione diversa, hanno bisogno di temperature calde e acqua pulita. Vivono in gruppi sulla superficie dell'acqua trasportati dal vento e spesso in primavera ed in autunno finiscono a riva. Negli ultimi anni questo fenomeno è aumentato e mentre i più ottimisti sostengono che sia merito del fatto che l'acqua è meno inquinata, altri pensano che sia colpa dell'innalzamento della temperatura dell'acqua.
[Una curiosità sulle velelle: il loro colore tipicamente blu deriva da un pigmento, chiamato Astaxantine, che è....tipicamente rosso!! E' prensente nei micro-gamberetti di cui si nutre la velella (oltre che in animali come il salmone e il fenicottero) ma viene elaborato tanto da cambiare colore.]

martedì 17 aprile 2012

Il pericolo degli ordigni chimici in mare


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A Febbraio sono stati pubblicati i risultati di un'analisi svolta da Legambiente riguardo gli ordigni esplosivi chimici e i detriti tossici e pericolosi risalenti alla II Guerra Mondiale e alla guerra in Kosovo. 
Sono stati presi in considerazione per questo primo studio i siti del Lago di Vico, Molfetta, Pesaro, il Golfo di Napoli, il basso Adriatico e Colleferro. 


Sul Lago di Vico negli anni '40 era stata costruita una Chemical City attiva fino agli anni '70 in cui sono state bonificate 60 cisterne di fosgene, una sostanza altamente tossica, e disotterrati alcuni ordigni inesplosi. 
La dimensione del problema è stata chiara alla popolazione solo nel 1996 quando un ciclista è morto intossicato per una fuga di gas provocata durante un tentativo di bonifica tenuto segreto. 
Nel 2000 sembravano terminate le operazioni di bonifica dei serbatoi ma successive analisi dell'Arpa hanno evidenziato come la concentrazione di arsenico nei dintorni fosse ancora ben superiore al consentito. Il Ministero della Difesa ha appena stanziato altri 150mila euro per un nuovo intervento. 


A partire dalla bonifica del 1947 nel porto di Molfetta e davanti a Torre Gavetone, a nord di Bari, sono stati ritrovati molti ordigni chimici contenenti iprite, una sostanza irritante. 10.000 ordigni sono stati trovati nel solo porto di Molfetta. 
Purtroppo la maggior parte delle bombe provengono dalle navi affondate nel porto di Bari durante il bombardamento tedesco del 2 Dicembre 1943. Quelle 17 navi americane erano cariche di grosse bombe chimiche all'iprite (ognuna poteva contenere anche 30 kg di iprite)  ma oltre ad essa contengono anche acido clorosolforico, cianuro e altri aggressivi chimici, messi però al bando da Ginevra già nel 1925!! Gli ordigni recuperati venivano caricati su zatteroni e scaricati al largo, allargando così ancora di più la zona contaminata. 


A Pesaro la bonifica è partita dalla pressante richiesta dei cittadini stessi nel 2010 di avere notizie certe riguardo gli ordigni all'iprite e all'arsenico abbandonati dai tedeschi durante la ritirata del 1944. Sono stati ritrovate almeno 4300 bombe all'iprite per circa 1300 tonnellate di iprite totali e 84 tonnellate di quelle all'arsenico. 
Infatti nel 1943 Hitler ordinò di conquistare tutte le fabbriche di ordigni chimici in Italia, svuotarle e portare le grandi bombe in Germania per evitare che finissero in mano alle armate statunitensi che avanzavano. Il tutto fu trasportato su camion e poi caricato su treni a Pesaro. Fu subito chiaro però che in quel modo il pericolo di esplosione era troppo alto e si rischiava di compromettere la ferrovia e le strade, unica via per rifornire le truppe a Rimini. Le testate vennero quindi fatte rientrare a Pesaro e scaricate in mare. 


Le bombe e sostanze affondate sistematicamente nel Golfo di Napoli, tra l'Isola di Ischia e quella di Nisida, appaiono anche in alcuni documenti americani. I materiali rinvenuti, che sono probabilmente una minima parte di quelli esistenti, arrivano a 13mila proiettili di mortai, diverse bombe e 438 barili tutti contenenti iprite, oltre a lewsite, fosgene, cloruro di cianuro e cianuro idrato. Purtroppo localizzare ed eliminare tutti i materiali non è compito facile a causa dell'enorme estensione della zona di scarico.


Nel basso Adriatico si stima che siano stati inabissati oltre 30mila ordigni esplosivi e tossici, sia durante la II Guerra Mondiale sia durante quella del Kosovo. In queste zone sono presenti anche moltissimi piccoli ordigni, detti bomblets, derivati delle bombe a grappolo. 


Infine l'area industriale di Colleferro, in provincia di Roma, è contaminata da innumerevoli sostanze molto tossiche, tra cui addirittura il perclorato d'ammonio, un propellente solido per i razzi. Questo luogo, eretto cento anni fa nel 1912 è tutt'ora attivo. Ospita reparti dedicati alla sola trasformazione di armi tradizionali in armi chimiche. Esistono documenti che dimostrano una relazione tra le armi prodotte a Colleferro e quelle utilizzate in Iraq da Saddam Hussein negli anni '80. Per quanto riguarda l'inquinamento nei paraggi esistono ancora pochissimi documenti pubblici riguardanti i problemi dovuti alla contaminazione ripetuta e accumulata negli anni. Spesso sono coperti da segreto militare. Solo recentemente si sta iniziando a prestare maggiore attenzione alla complicata situazione. 

Un'occasione per i giovani

L'associazione ambientalista Marevivo, che opera a livello nazionale ed internazionale, finanziata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della Gioventù ha avviato il progetto Riversea

Sono state scelte come centri per lo sviluppo di tale progetto le città di Roma, Agrigento e Palermo e saranno coinvolti in tutto 60 ragazzi, venti per ognuna. 

Questo progetto ha lo scopo di produrre una maggior partecipazione dei giovani e di tutta la cittadinanza riguardo temi come la difesa dell'ambiente, della biodiversità e in particolare degli ecosistemi fluviali e marini. E' articolato in un primo corso tecnico e pratico gratuito tenuto da esperti, un'azione di promozione dell'attività sulle spiagge d'estate e nelle scuole d'inverno e un controllo finale degli obiettivi raggiunti tramite un confronto e un gemellaggio tra le località che hanno partecipato al progetto. Il tutto ha la durata di circa un anno. 
Potranno partecipare giovani tra i 18 e i 35 anni, con almeno il diploma delle superiori anche se sono preferiti una laurea in materie scientifiche e precedenti esperienze di volontariato. A coloro che parteciperanno all'intero progetto in tutte le sue parti verrà rilasciato un attestato di partecipazione. 
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mercoledì 11 aprile 2012

Un pesce robot per salvarli tutti


Dopo Robojelly la medusa artificiale, possiamo parlare di un pesce robot. Questo sarebbe in grado di influenzare il comportamento degli altri pesci. 
Lo studio degli italiani Stefano Marras e Maurizio Porfiri del Cnr di Oristano in collaborazione con l'Istituto Politecnico dell'Università di New York è stato pubblicato sul Journal of the Royal Society Interface. In questo si spiega come durante le prove in acqua con simulazione di differente velocità di corrente i pesci veri tendessero a seguire il pesce robot che contrastava la corrente "aprendo la pista" agli altri che in tal modo potevano fare meno fatica. 
Lo scopo dell'intero studio è principalmente quello di trovare un modo per salvaguardare animali e sopratutto specie in pericolo da pericoli imminenti, come possono essere perdite di petrolio, uragani, etc..

venerdì 6 aprile 2012

Hanno detto di noi: SUB, Novembre 2011


Sulla rivista SUB di Novembre 2011 è stata pubblicata l'intervista condotta da Isabella Maffei a Roberto Scerbo riguardo l'uscita del jacket FREE della Rofos.

"<La sua realizzazione ha richiesto due anni di progettazione e scrupolosi collaudi. [...] è stato concepito per essere leggero e confortevole, senza mettere a rischio la sicurezza, tant'è che ha ottenuto la certificazione Rina>

Si tratta di un gav tecnico o ricreativo?
<E' un gav tecnico di tipo "modulare" -spiega Roberto-, completamente personalizzabile, con sacco posteriore. [...] Il gav viene prodotto con tre diversi sacchi, rispettivamente da 15 litri, 20 e 30 litri. Il primo, concepito per un monobombola, pesa solo 2,5 chili ed è quindi ideale per chi viaggia molto. Il secondo [...] è un buon compromesso, ideale per qualsiasi esigenza, ed è quindi adatto ad un subacqueo ricreativo evoluto. Il modello da 30 litri è invece concepito per la subacquea tecnica vera e propria. [...] Ho testato personalmente il gav in acqua e mi sono sentito così libero che mi sembrava di non averlo indosso. Così, appena uscito dall'acqua, ho deciso: il suo nome sarebbe stato FREE>."

Novità a Livorno e impegno a Genova

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L'acquario di Livorno è il più grande acquario della Toscana e l'unico ad avere un'area dedicata all'archeologia subacquea greco-romana. E' stato da poco ristrutturato, entrando a far parte del gruppo Acquario Village della Costa Edutainment, insieme all'acquario di Genova, quello di Cattolica e molte altre strutture.
Ha aperto per la nuova stagione turistica dieci nuove vasche nella prima sala del percorso. Qui si può adesso ammirare la stupefacente biodiversità del Mediterraneo. 
Un'altra novità riguarda invece la vasca principale che ospitava gli squali, ora vasca tropicale, in cui si possono osservare, tra gli altri pesci, alcuni squali pinna nera, ricciole, carangidi, pesci scorpione, pesci pipistrello, trigoni, un pesce napoleone e una tartaruga verde, chiamata "Cuba" proveniente illegalmente dai Caraibi. 
Da non perdere inoltre è l'occasione, grazie allo speciale biglietto "Dietro le quinte", di partecipare ad una visita guidata oltre che tra le vasche espositive, anche tra quelle curatoriali, i sistemi di filtraggio, i laboratori e anche in cucina!

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L'Acquario di Genova invece ha introdotto una nuova postazione video nella sala delle Aree Marine Protette. I video mostrati sono stati realizzati in collaborazione con la Capitaneria di Porto durante alcuni interventi di salvataggio e rilascio di specie protette e ad alto rischio come balenottere, tartarughe e molte altre. 
Da molti anni infatti l'Acquario svolge con orgoglio il compito di affiancare altre strutture nel recupero, cura e rilascio in libertà, laddove possibile, di esemplari spiaggiati o sequestrati ai contrabbandieri.

martedì 3 aprile 2012

Una spedizione sul fondo del Golfo del Messico


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La NOAA, Agenzia americana per gli Oceani e l'Atmosfera, ha iniziato da circa una settimana una spedizione sottomarina con il sottomarino telecomandato Little Hercules che esplorando i fondali del Golfo del Messico rientra nel programma "Okeanos Explorer".
Lo scopo di questa prima ricognizione, oltre a verificare i danni del disastro nel 2010 della Deepwater Horizon, è di identificare obiettivi da esplorare meglio nella seconda e terza missioni. In particolare per adesso si sono scoperti numerosi relitti, sorgenti fredde, coralli di profondità, canyon etc. Su sito della NOAA si possono vedere alcune fotografie, video e addirittura alcuni video in diretta

Eco-Portofino

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Il giovane Luca Tixi, dopo il successo di KayakTramp, ha deciso con altri quattro ragazzi, tutti con una comune passione per il mare, di ampliare l'offerta e fondare Outdoor Portofino. Si tratta di un'organizzazione che si occupa di eco-turismo nell'Area Marina Protetta di Portofino e cerca di avvicinare le persone alla natura e di istruirle circa l'eco-compatibilità delle proprie attività. Queste sono divise per difficoltà e sono rivolte a tutti, dai bambini ai più sportivi, cercando sempre di mantenere anche un prezzo relativamente basso. Oltre alle escursioni in Kayak vengono organizzati corsi di nuoto e windsurf, escursioni, immersioni, uscite in canoa e in barca a vela e molto altro ancora. A Pasqua si terranno i primi quattro giorni di Yoga&Kayak nel Parco. La loro sede è a Niasca, tra Santa Margherita Ligure e Portofino e sono patrocinati direttamente dall'Area Marina Protetta visto che, oltre all'eco-turismo effettueranno nel contempo un'attività di monitoraggio, aiutati anche dai clienti. 

lunedì 2 aprile 2012

Custodia impermeabile per Iphone

I nuovi iPhone della Apple sono ormai noti per la qualità delle fotografie che riescono a scattare. Finalmente qualcuno ha pensato a un modo per permetterci di portarli anche sott'acqua. 
E' stata la TAT7 ad ideare la prima custodia impermeabile per iPhoneQuesta custodia pratica e resistente può essere portata fino ad una profondità di 30 metri e permette di scattare fotografie e video di ottima qualità. Inoltre adesso, grazie a Siri -un'applicazione della Apple che fa da assistente vocale intelligente- si possono anche scrivere SMS e perfino telefonare durante l'immersione! 
Nel video sottostante potete vedere un iPhone in un'immersione a Sipadan. 
Si può osservare qui la fotografia scattata ai pesci pagliaccio dal subacqueo con l'iPhone. 
L'alta qualità della foto è innegabile.

Ecco invece un video girato direttamente con iPhone e custodia impermeabile.