mercoledì 28 novembre 2012

Colonie di gorgonie nelle acque del porto di Genova

A Genova dal 25 Ottobre al 4 Novembre si è svolto il Festival della Scienza.
Splendida iniziativa, ricca di eventi ed emozioni. Tra questi si è svolto anche uno speciale laboratorio didattico "UnderWaterFront - Viaggio nella vita sommersa del porto di Genova" con sorpresa.
L'evento organizzato dall'Istituto di Scienze Marine del CNR, in collaborazione con molti altri enti, consisteva in un "documentario in diretta" in cui il video operatore dotato di microfono veniva guidato dai giovani partecipanti. Nella sala operativa erano stati messi a disposizione alcuni microscopi e campioni da analizzare.
Mentre l'operatore subacqueo Luca Tassara realizzava le riprese del "documentario in diretta" guidato dai ragazzi nel laboratorio, si è imbattuto in una colonia di colorate e floride gorgonie che prospera a 14 metri sotto la superficie saldamente aggrappate ad un muro in cemento.
A quanto pare appartengono alla specie delle Leptogorgia Sarmentosa che si trova solitamente nel Mar Mediterraneo e nell'Oceano Atlantico tra i 20 e i 300 metri di profondità. Prediligono posti dalle acque torbide, ricche di nutrimento ed esposte alle correnti, ma evidentemente non disdegnano nemmeno le inquinatissime acque del porto di Genova.
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mercoledì 21 novembre 2012

Trovato il teschio fossile di un capodoglio preistorico

Nel deserto Ica in Perù è stato ritrovato il teschio fossile di un capodoglio risalente a 12-13 milioni di anni fa. 
I ricercatori del Natuurhistorisch Museum di Rotterdam in Olanda che lo hanno scoperto nel 2008 hanno deciso di battezzarlo "Leviathan Melvillei" in onore del classico di letteratura "Moby Dick" di Herman Melville. 
Questo capodoglio apparterrebbe, secondo l'articolo pubblicato su Nature, a una specie ormai estinta che non era ancora stata rivelata. 
Il teschio è lungo 3 metri e si stima che l'intero animale avrebbe potuto raggiungere approssimativamente i 18 metri, come un moderno capodoglio
Quello che stupisce però è la dimensione dei denti: 36 cm di lunghezza per 12 cm di larghezza, il che vuol dire che non solo supera di ben 10 cm il più lungo dente di capodoglio attuale mai misurato, ma che è forse uno dei più grandi denti di predatore mai ritrovati finora. 
Questo esemplare probabilmente è vissuto nel Miocene, condividendo gli oceani con gli squali giganti dell'epoca e cibandosi di balenottere più piccole di lui, che arrivavano ai 10 metri di lunghezza, più piccole e molto diverse dalle attuali megattere.
Il teschio è stato trasportato in uno dei tanti musei di Lima, capitale del Perù.
La scoperta ha anche dimostrato come già nel passato i capodogli avessero quella tipica forma della testa dovuta agli "organi dello spermaceti", ossia il contenitore dell'olio e cera tanto preziosi nei secoli scorsi. Attualmente si ipotizza che questi organi servano per la galleggiabilità durante le immersioni, ma potrebbe darsi che in passato servissero invece come "arma" nei combattimenti tra maschi, o per l'ecolocazione.

mercoledì 14 novembre 2012

Nuovo metodo green per la sintetizzazione della silice

Un vaso in vetro o ceramica, una fibra ottica e un transistor hanno tutti in comune una cosa: la silice.
Il biossido di silicio, o più semplicemente silice, è uno dei materiali più abbondanti in natura, e viene sintetizzato in modo naturale da molti organismi. Per esempio le spugne, grazie a una proteina chiamata Silicateina, riescono a innescare il processo di sintetizzazione e poi guidarne la crescita in strutture ordinate che utilizzano per costruire il proprio "scheletro". Quello che viene tolto dalle spugne naturali prima che vengano vendute, per intendersi. 

Ciò nonostante, per uso commerciale viene tutt'oggi sintetizzato dalla silice pura in fornaci elettriche che utilizzando elettrodi al carbonio possono arrivare a superare i 1900 °C. Questi metodi -spesso ciò che si ottiene dalle fornaci deve ancora essere purificato- impiegano temperature elevate e soluzioni caustiche che li rendono inquinanti e costosi.
I ricercatori dell'Istituto di Nanotecnologie del CNR di Lecce in collaborazione con quelli dell'Università di Mainz (Germania) hanno da poco scoperto, in uno studio pubblicato su Nature Scientific Reports (Optical properties of in-vitro biomineralised silica) come riprodurre in laboratorio il processo naturale di sintetizzazione della silice delle spugne.



Models of silicatein.
Questo metodo, già in fase di brevettazione, utilizza una variante sintetica della Silicateina e tecniche di nanolitografia, per ottenere microfibre artificiali simili a quelle delle spugne. Dario Pisignano, coordinatore della ricerca, spiega che strutture di questo tipo potrebbero venire utilizzate in micro-dispositivi portatili, o lab-on-a-chip, come guide ottiche per la luce e in tutti quei casi in cui è necessario trasportare segnali luminosi in spazi molto ridotti ma con estrema precisione.
Il prossimo traguardo sarà quello di studiare metodi per controllare al meglio la crescita delle strutture ordinate per formare nuove geometrie e ottimizzare le caratteristiche ottiche ed elettroniche di questo nuovo materiale, la biosilice sintetica.
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