mercoledì 23 gennaio 2013

Ghost fishing: combattiamo insieme



Ormai di questi video se ne sono visti tanti. Subacquei che liberano pesci, delfini, tartarughe, uccelli rimasti intrappolati in pezzi o sacchetti di plastica (diventando vittime di entanglement, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo) o, ancora più spesso, reti.
Non stiamo parlando di tutti quegli animali che vengono pescati per errore insieme ai pesci che troviamo dal pescivendolo (come capita troppo spesso a tartarughe e soprattutto squali), stiamo parlando delle reti fantasma, quelle reti che si spezzano o vengono abbandonate in mare e che dopo essersi spostate in balia delle correnti si incagliano sul fondale e fanno ogni anno centinaia di migliaia di vittime.

Il fenomeno è quello del Ghost Fishing, ed è proprio questo il nome di un'organizzazione non-profit nata nel Mare del Nord che si occupa del problema.
Tutta la questione è stata portata all'attenzione del mondo durante la 16° sessione della commissione per la pesca della FAO nel 1985. In seguito al dibattito COFI, il Segretariato FAO ha pubblicato un approfondito studio del problema.
"Siamo una coppia di subacquei relitto fanatici" si legge sul sito di GhostFishing.org "che ha raccolto rifiuti e attrezzi da pesca abbandonati durante i nostri anni di immersioni nel Mare del Nord e dei nostri laghi d'acqua dolce."
Ogni anno, decine di subacquei esperti come loro liberano centinaia di granchi, aragoste e pesci dalle reti da pesca e lenze abbandonate su relitti del Mare del Nord. Ogni anno a molti subacquei nel mondo capita di imbattersi in reti abbandonate.
Nel 2009 questi ragazzi si sono uniti ad un gruppo chiamato "Duik de Noordzee Schoon" e con questa squadra hanno pulito molti relitti nel Mare del Nord. In quel periodo hanno incontrato un folto gruppo di volontari che si è unito a loro e li ha aiutati nella loro missione.
Nel 2011 e 2012 il team "Duik de Noordzee Schoon" ha organizzato due spedizioni di 10 giorni di immersione chiamato "Expedition Dogger Bank". La squadra era formata da esploratori di relitti, biologi e archeologi, nonché fotografi e film-makers. Le spedizioni hanno avuto molto successo e l'organizzazione ha ricevuto un sacco di attenzione da parte dei media nei Paesi Bassi, in Belgio e nel Regno Unito, esponendo il problema del ghost fishing a un pubblico molto più ampio.
Questa organizzazione non-profit raccoglie, motiva e appoggia i -per fortuna- molti progetti e iniziative analoghi iniziati da altri subacquei in tutto il mondo. Sono infatti alla continua ricerca di collaboratori per proseguire i progetti attivi o crearne di nuovi, di volontari subacquei intenzionati ad aiutare rimuovendo fisicamente le reti abbandonate, ma anche fotografi e film-makers che aiutino a promuovere l'associazione, enti che si occupino del riciclaggio delle reti stesse e dei piombi, etc.
Ne fanno parte subacquei esperti e ben addestrati, perché bisogna ricordare che queste restano attività molto pericolose e quindi tutti i volontari sono tenuti a seguire determinate norme di sicurezza e procedure, ed avere un'adeguata formazione ed esperienza. L'organizzazione suggerisce più precisamente di seguire un corso specifico del sistema di immersione GUE (Global Underwater Explorers).

Stiamo rovinando il nostro mondo, per fortuna c'è anche chi, ogni giorno, fa qualcosa di concreto per migliorarlo -> www.ghostfishing.org/category/news/.

1 commento:

  1. Thank you for your ewffort to spread the word !

    Team Ghost Fishing

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